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The decline and FALL of british empire

di Etero Genio

Fall1 - Elogio della monotonia (di Dj Jeph Leon)

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Fall2

Anatomia di una band inglese dalla a alla zetaeyes right

A Day In The Life. Quando nel 1987, ventennale del Sgt. Pepper’s, il New Musical Express organizzò la registrazione di Sgt. Pepper Knew My Father, gli unici gruppi storici della new wave ad essere coinvolti furono i Sonic Youth e i Fall, testimonianza emblematica della considerazione di cui gode il gruppo inglese nell’ambiente musicale internazionale. Troppo spesso siamo incappati nel luogo comune per cui i Fall sono un grande gruppo che non ha realizzato grandi dischi; è arrivato il momento di ribaltare la storia e sgombrare il campo da simili sciocchezze.

Fall. «fall /fo:l/, n. 1 caduta (anche fig.); cascata; crollo; precipitazione atmosferica: a f. from a ladder, una caduta da una scala a pioli; the f. of the Roman Empire, la caduta (o il crollo) dell’impero romano; a heavy f. of hailstones, una forte caduta di grandine 2 (= waterfall) cascata 3 declivio; discesa; pendio 4 diminuzione; calo; ribasso; abbassamento; (econ., fin.) flessione; (della moneta, delle quotazioni, ecc.) svilimento: a f. in wholesale prices, un ribasso dei prezzi all’ingrosso; a f. in temperature, un abbassamento di temperatura; a f. in exports, una flessione delle esportazioni; a f. in unemployment, un calo della disoccupazione; the f. of a flood, l’abbassamento delle acque; il deflusso di un’inondazione 5 (USA) autunno: f. weather, tempo autunnale 6 (lotta greco-romana) schienata 7 (mecc.) catena di comando; cavo di manovra 8 (naut.) cavo sotto sforzo; tirante 9 (ind. min.) distacco (di roccia, di minerale) 10 (di animali) nascita; parto; figliata (specialm. di agnelli) 11 veletta (attaccata a un cappellino da donna) 12 toupet 13 (pop. USA) arresto; f. money, denaro accantonato per far fronte alle spese derivanti da un arresto.» (dal dizionario ‘il Ragazzini’)

Electric Circus. Nell’Ottobre del 1977 chiude i battenti il mancuniano Electric Circus, uno dei locali alternativi più celebri nell’Inghilterra del periodo punk/new wave avendo il suo palco ospitato i Sex Pistols durante il rinomato ‘Anarchy in the U.K. Tour’ e battezzato la nascita dei Joy Division. Anche i Fall, che erano soliti suonare nel club, si esibirono - insieme a John Cooper Clarke, Drones, Steel Pulse, Buzzcocks e al gruppo di Ian Curtis - per il concerto d’addio. Alcuni estratti di quel concerto verranno pubblicati nel giugno dell’anno seguente dalla Virgin nel 10" Short Circuit - Live At The Electric Circus; è la prima occasione per conoscere su larga scala la musica di Mark E. Smith (ombroso paroliere e cantante, oltreché figura medianica, anarchico, individualista e leader indiscusso del gruppo) e soci, presenti con i brani Stepping Out e Last Orders.

Manchester. Quell’esplosione di gruppi avvenuta a Manchester sul finire degli anni ‘70 (A Certain Ratio, Cabaret Voltaire, Durutti Column... oltre a Buzzcocks, Joy Division e Fall) - può essere considerata un’autentica scena; nonostante l’appartenenza fisica a quel luogo, Mark E. Smith prende a più riprese le distanze da essa - anche in termini polemicamente velenosi - ma è fuor di dubbio che quella contingenza favorì, e non poco, l’affermazione del suo gruppo. La città non si è comunque mai dimenticata di loro e nel 1986, quando la Factory organizza un raduno per celebrare il proprio decennale, sono fra gli invitati (insieme a Pete Shelley dei Buzzcocks, Cabaret Voltaire e New Order). Quanto seminato non andrà perduto e, prima con la malinconica ascesa di Felt e Smiths e poi con l’esplosione verificatasi alle fine degli Ottanta (Charlatans, James, Happy Mondays, Stone Roses, 808 State, Primal Scream...), la città rimarrà al centro del panorama musicale inglese. Per designare quest’ultimo vivaio verrà utilizzato il termine ‘madchester’ (da un EP degli Happy Mondays); ma quanto al ‘mad’, l’insieme di tutti i gruppi citati non rappresenterà neanche un’idea di quella che era stata un’autentica fallia. Spulciando fra i dischi ci accorgiamo poi che, come erano stati fra gli ultimi a suonare nel locale che rappresentava il vecchio suono della città (l’Electric Circus), i Fall sono probabilmente i primi a pubblicare un brano inciso dal vivo nel club che sarà il simbolo della nuova generazione, cioè l’Hacienda (si tratta di Tempo House incluso in Perverted By Language).

Step Forward. è il marchio per il quale i Fall esordiscono nell’Agosto del 1978 con l’EP Bingo Master’s Break Out, seguito tre mesi dopo dal singolo It’s The New Thing / Various Time. La permanenza dei Fall presso la piccola etichetta dura circa un biennio e frutta due LP e altri singoli, poi l’inevitabile divorzio seguito da uno strascico di polemiche. L’accasamento presso un’etichetta indipendente come la Step Forward (e in seguito presso altre label dello stesso tipo) non è comunque una scelta ideologica ma, come Mark ci tiene a precisare, semplicemente un fatto di convenienza.

Rough Trade. "Ricordo che una volta entrai negli uffici della Rough Trade e c’era quel ragazzo dei Fall, come si chiama?... Si, Mark Smith... Se ne stava seduto là e io non lo riconobbi, lui s’incazzò e per un sacco di tempo non mi ha rivolto la parola solo perché l’avrei dovuto riconoscere..." (David Thomas).

Era matematicamente impossibile per i Fall non fare scalo alla Rough Trade, simbolo della produzione indipendente all’inizio degli ‘80. I rapporti fra il cinico Mark E. Smith e i politicizzati gestori dell’etichetta non sono certo stati idilliaci e, dopo la rottura, il primo si lamenterà per il tentativo di esibire i Fall come un gruppo di sinistra con atteggiamenti modaioli e falsamente provocatori. Il rapporto di Mister Smith con le etichette discografiche sarà sempre conflittuale, tanto che la discografia del gruppo è distribuita fra ben 9 marchi diversi (una cifra quasi da record). Mister Fall, sostenitore che il marchio non ha importanza e che l’etichetta (major o indie non fa differenza) è solo uno strumento da utilizzare, sbatterà però il capo nella sua stessa tesi quando, all’inizio dei ‘90, passerà attraverso due major come la Fontana e la Atlantic realizzando alcuni tra i peggiori dischi della sua carriera.

Una Baines & Martin Bramah. Il problema dell’instabilità, dovuto al carattere impossibile del leader, ha minato l’esistenza dei Fall fin dall’inizio. Baines e Bramah (tastierista e chitarrista) danno il via alla pletora delle defezioni importanti e quando viene pubblicato il primo LP hanno già preso il volo per i Blue Orchids, che in seguito accompagneranno Nico in alcuni concerti. Fin dagli inizi risulta quindi difficile trovare la stessa formazione in più album consecutivi. Il problema dell’instabilità verrà risolto da Mark E. Smith, convinto assertore che la democrazia all’interno di un gruppo è deleteria, con una gestione sempre più dispotica che porterà all’identificazione dei Fall nella sua persona. Martin Bramah rientrerà sorprendentemente nei ranghi all’inizio dei Novanta per alcune sporadiche collaborazioni (in Extricate e Shift-Work)

Yvonne Pawlett & Karl Burns. La seconda fuga di rilievo avviene subito dopo la pubblicazione del primo LP e coinvolge Yvonne Pawlett e Karl Burns (tastierista e batterista). Il rapporto fra Mark E. Smith e Karl Burns, conflittuale e attrattivo allo stesso tempo, merita particolare attenzione in quanto elemento fondamentale nella storia della band. Dopo avere attraversato brevemente i PIL e aver formato i Teardrops (con l’ex bassista dei Buzzcocks Steve Garvey), Burns sarà responsabile di un clamoroso ritorno a casa per la registrazione di Hex Enduction Hour. Inizia così un tira e molla che si protrarrà fino ai nostri giorni e che vede il batterista protagonista di uno slalom nella discografia della band con partecipazione ad alcune fra le realizzazioni migliori (tra cui Perverted By Language e The Light User Syndrome), particolare che la dice lunga su quanto sia importante il suo stimolo creativo.

Craig Scanlon & Stephen Hanley. Al chitarrista Craig Scanlon e al bassista Stephen Hanley dovrebbero andare invece sia un premio fedeltà che uno speciale oscar per aver sopportato più a lungo di tutti gli altri (e con l’aggravante della continuità) le tirannie del capo. Entrati al tempo di Dragnet in sostituzione dei dimissionari Martin Bramah e Marc Riley, i due resteranno alla corte di ‘King’ Mark - con cui cofirmano buona parte delle canzoni - fino ai tempi di Cerebral Caustic (il primo) e di Levitate (il secondo). Considerando il periodo medio di permanenza da parte degli altri musicisti, davvero un’impresa da record!

John Peel. "Un dirigente della Matador mi disse che non capivo, che noi venivamo dalle desolate aree industriali del Nord Inghilterra e non eravamo in grado di capire Internet. Io gli dissi che furono i fan dei Fall a inventare internet, erano lì nel 1982" (Mark E. Smith). Sappiamo per certo che uno dei più sfegatati fra tali fan è il famoso dj John Peel. Il gruppo viene ospitato nel suo show radiofonico un numero spropositato di volte (24, un’altra cifra da record). Alla luce di tali simpatie è normale che il dj venga chiamato a curare le note di copertina per The Light User Syndrome che liquida sinteticamente con queste parole: "Walled vive a Baghdad. Vuole ascoltare i Fall. Penelope è un’insegnante. Vive a Honey Grove, Texas, e ha ascoltato i Fall sulla BBC. Sebastian lavora ad Amburgo. è un dottore e naviga in internet alla ricerca di informazioni sui Fall. Non tutto il giorno, chiaramente. Jeff fa lo stesso. Vive a Ipswich e ha compilato una autorevole discografia dei Fall. William è mio figlio. Dice, ‘gli LP dei Fall non hanno bisogno di note di copertina, babbo’. Ha ragione, naturalmente". Il giovane figlio del dj centra in pieno il problema. Fin dagli esordi le confezioni dei loro dischi hanno l’aspetto del tema in brutta copia: nomi dei musicisti e titoli dei brani spesso scritti in misto dattilografato / manuale e montati in modo apparentemente casuale, foto che sembrano prese nella scatola degli scampoli, uso di cancellature a iosa... "Una volta un tipo di Liverpool mi disse che ci sono più idee in una delle nostre copertine interne che in tre interi album di Echo & The Bunnymen. Pensai che fosse sfacciato ma mi diede da pensare" (Mark E. Smith). Tanto caos, approssimazione e grossolanità ricercata riflettono la musica del gruppo molto più correttamente di qualsiasi dotta presentazione. E anche in seguito, quando la grafica assumerà un aspetto più lineare e gentile (ma pur sempre segnato da una essenziale povertà), ogni presentazione per una musica che sa raccontarsi da sola potrebbe rivelarsi soltanto un inutile ingombro; oltre alle oggettive difficoltà nel descrivere un suono così intenso e personale, naturalmente.

Winter. A proposito di Peel Session dobbiamo ricordare che proprio in una di esse (26 Agosto 1981) i Fall danno la migliore interpretazione della loro canzone più bella: Winter, un incubo lento, malsano e gravido di nervosismo trattenuto che, dietro a un’apparenza monocorde, contiene in realtà una serie di particolari singolari come l’inserimento di una melodia popolaresca che ricorda il suono delle cornamuse. La versione del brano inclusa in Hex Enduction Hour, è penalizzata dalla realizzazione che lo scinde in due tronconi posti a cavallo fra i due lati del vinile; la ristampa su CD in mio possesso (della Line) lascia, incredibilmente, il brano spezzato con tanto di sfumature. Un’altra versione, più rozza e chitarristica, è ascoltabile nel live A Part Of America Therein, 1981 ma è comunque nella Peel Session, antecedente all’LP di qualche mese, che il gruppo raggiunge la perfezione per quanto riguarda la forza emotiva.

New Wave. Se dovessimo descrivere a un neofita i Fall in due parole, diremmo new wave. Dando però retta all’obiezione che new wave non è un genere ma un’attitudine (e un preciso periodo storico) e che al suo interno si collocano gruppi agli antipodi fra loro come Contortions e Spandau Ballet, Joy Division e Feelies, Wall Of Voodoo e Throbbing Gristle, le cose si complicano notevolmente. Diciamo allora che i Fall rappresentano una delle espressioni più estreme della new wave e che l’unico accostamento plausibile che riesco a individuare è quello con i PIL e, più labile, con i Birthday Party: post punk potrebbe essere la definizione più azzeccata. La loro è infatti una musica nervosa, urticante e travagliata pressoché esente da suggestioni dark e/o romantiche. Parlando di new wave la curiosità ci spinge poi all’origine del termine, a proposito del quale ho letto due ipotesi: che è ripreso dalla Nouvelle Vague del cinema francese, secondo l’una, o dalla New Thing del jazz americano, secondo l’altra; i Fall, che intitolarono un brano del loro primo singolo It’s The New Thing, sembrano dar credito alla prima ipotesi.

Disco music, dance, discoteche... Uno degli aspetti più positivi della new wave è stato sicuramente quello di colmare l’abisso che si era creato nel corso dei Settanta fra rock e musica dance, intesa non solo come disco music ma anche nei suoi aspetti più trasgressivi. Se la musica dei Fall, spesso fortemente ritmata, si presta di per se al movimento, nella carriera del gruppo sono riscontrabili più segnali che indicano l’interesse del turbolento Mark per le discoteche e che trovano sfogo compiuto alla fine degli anni ‘80 in brani come Kurious Oranj, un accelerato ritmo reggae, nella serie di remix di cui è oggetto Hit the North o nel secondo lato di Extricate, con produzioni dei Coldcut (Telephone Thing) e di Adrian Sherwood (The Littlest Rebel); questa tendenza è destinata ad allargarsi a macchia d’olio nel decennio successivo, nel corso del quale vengono prodotti dischi come The Infotainment Scan, con cover degli Chic (Lost In Music) e di Lee ‘Scratch’ Perry (Why Are People Grudgeful?). Anche i lavori più recenti mostrano che l’interesse per i rimi è tutt’altro che sopito: stimolanti escursioni nel settore si trovano sia in Levitate (Powderkex) che in The Marshall Suite (The Crying Marshal), per non citare che alcuni esempi.

Garage. Una delle poche vere e grandi religioni di Mark E. Smith sembra essere il rock garage e probabilmente egli ha dormito più di una notte con una copia di Nuggets appoggiata sul guanciale. Non è un caso se già dagli inizi figurava nella scaletta dei concerti una cover di Louie Louie; in seguito il gruppo è andato impinguando il repertorio Sixties attingendo da gruppi come Sonics, Other Half e Monks: soprattutto questi ultimi (un gruppo formato da militari texani di stanza in Germania) con la loro immagine oscura, la musica monocorde e tribale e il modo di cantare declamatorio di Gary Burger sembrano rappresentare un modello per la band inglese.

Lo-fi. "I Pavement sono proprio come i Fall del 1985, non hanno in testa nemmeno un’idea originale" (Mark E. Smith). Se consideriamo lo-fi come sinonimo di scarsa attenzione al lavoro di studio e conseguente spontaneità espressiva, i Fall sono da sempre un gruppo lo-fi: il loro primo album fu registrato in un’unica seduta il 15 Dicembre 1978 e altrettanto sbrigativamente mixato il giorno dopo mentre le registrazioni di Dragnet durarono invece ben tre giorni! Quando poi il lo-fi diventerà un genere (quasi) ben definito, molti di quei gruppi si richiameranno in qualche modo alla loro esperienza. è forse per questo che la Matador, visto il successo dei Pavement, tenterà invano di lanciargli la volata nel mercato americano.

Krautrock. Sembra ormai un dato di fatto stabilito e indiscutibile che i gruppi tedeschi degli anni Settanta abbiano influenzato tutta la new wave. Ritmi ripetitivi e marziali, tribalismo, uso di elettronica, nastri e loop non sono che alcuni degli elementi che i gruppi post ‘77 saccheggeranno senza ritegno. Ben prima che Julian Cope, bollato a suo tempo da Mister Smith come ‘un’idiota’, destandosi dal suo torpore pubblichi il libro Krautrocksampler, che ha dato il via alla riscoperta massiccia di quegli anni, i Fall avevano già fatto atto di devozione al krautrock inserendo in This Nations Saving Grace un brano intitolato I Am Damo Suzuki. The Monks, gruppo garage formato da americani residenti in Germania, e poi Can, Faust e Neu: come vedete i fili vanno riannodandosi.

Punk. Nonostante abbia iniziato suonando negli stessi circuiti, davanti allo stesso pubblico e spesso dividendo i palchi con gruppi punk, Mark E. Smith dichiara di detestare tanto i Crass - perché basano la loro piccola fortuna sull’ideologizzazione - quanto i Clash - perché compromessi con l’establishment. Musicalmente i Fall hanno poco a che fare con la musica punk, a parte l’energia del suono, nonostante all’inizio vengano identificati con essa (ma anche gli Ultravox lo furono!). La ricercatezza dei testi, che sfuggono dall’idea banale di proclama, e strutture musicali che mai si abbassano al ruolo di anthem sono elementi estranei alla grande maggioranza di quei gruppi. Anche dal punto di vista dell’immagine i Fall non concedono nulla a mode ed esuberanze trasgressive (i punk con creste, spille da balia e abiti stracciati ad hoc...), ricercate (il nero fumo dei dark...), chic (l’eleganza dei Paul Weller di turno...) e ruffiane (tutti coloro che seguono i dettami delle mode...); il loro aspetto è improntato al più grigio anonimato, da veri ‘boys’ della porta accanto. Anche quando, con l’ingresso di Brix, verrà data maggiore importanza all’immagine, ciò avverrà nei limiti del cosiddetto buon gusto (o mancanza di gusto, come potrebbero obiettare molti). Una questione di stile e dobbiamo dar loro atto di aver sempre lasciato che fosse la musica a parlare.street

X, Flesh Eaters, Gun Club... Mark E. Smith, alla stessa maniera gagliarda in cui mostrerà odio per i gruppi punk inglesi, subirà l’infatuazione per quei gruppi americani che rileggevano la loro tradizione con un’ottica rozza, dura e anticommerciale - un po’ quello che va facendo lui stesso. In particolare l’attenzione del nostro uomo verrà attratta dalla scena di Los Angeles - quella di X, Flesh Eaters e Gun Club. Nei confronti del gruppo di Jeffrey Lee Pierce nascerà una specie di idolatria che porterà addirittura a una leggera correzione - e tenendo conto della protervia del personaggio Smith non mi sembra poco - del suono Fall. Va da se il fatto che Los Angeles darà al giovanotto anche una moglie. I due piccioncini provvederanno a celebrare la città scrivendo L.A. (su This Nation Saving Grace).

Brixie. Chitarrista e cantante, la losangelina Brixie entra nei Fall nel 1983 e porta con se quell’uso della chitarra acustica tipico del cantautorato americano, oltre ad un’attitudine pop che andrà a stemperare la monoliticità intrinseca al suono della band; Hotel Blöedel, la prima canzone che fa uso della sua voce, rimane un modello per tutte le cantanti indie-pop americane degli anni a venire. Il suo abbandono coinciderà con la grande crisi che colpisce il gruppo all’inizio dei Novanta. Naturalmente, dato che Brixie è anche compagna di vita di Mark E. Smith, la sua presenza nei Fall ha contribuito anche ad addolcire il carattere dello scontroso leader.

Hey! Luciani. Un po’ come in tutta la tradizione dei cantanti ‘populisti’ inglesi, anche nel leader dei Fall è presente quella magnificenza che a suo tempo aveva portato al concepimento di opere come Tommy e Arthur. Spesso le pubblicazioni del gruppo sono infatti lavori concettuali, vedi il recente The Marshall Suite, ma è soprattutto nella partecipazione alla commedia in quattro atti Hey! Luciani - scritta a proposito della misteriosa scomparsa di Giovanni Paolo 1, un papa le cui vicende avevano già ispirato altri artisti rock come Patty Smith e Lord Of The New Church - che Mark E. Smith raggiunge l’apice della sua grandeur. Rappresentata a Londra nel 1986 la commedia frutterà anche il singolo eponimo mentre due anni dopo un altro lavoro multimediale - le musiche per un balletto della compagnia di Michael Clark - sarà documentato nell’LP I’m Kurious, Oranj. Nonostante non possano essere definiti un gruppo art rock, nonostante la loro devozione alle forme più primitive del garage, nonostante lo scarso rilievo dato alla perizia tecnica, è innegabile il fatto che la musica dei Fall contenga anche una valenza sperimentale che si manifesta soprattutto nella struttura anomala delle canzoni, tutt’altro che ligie alle aspirazioni del comune sentire. Inoltre nel corso degli anni il gruppo è andato affinandosi e già Bend Sinister può essere considerato un disco con un buon grado di sofisticazione. Nel 1994, con l’inclusione in Middle Class Revolt di War degli Slapp Happy/Henry Cow (originariamente su In Praise Of Learning) esce allo scoperto anche l’interesse per le vecchie forme dell’art rock; l’anno seguente è la volta di una canzone di Zappa (I’m Not Satisfied) pescata da Freak Out! e inclusa in Cerebral Caustic. Nella seconda metà degli anni Novanta ci saranno poi anche alcuni brani originali a dimostrare un’attenzione tutta nuova nei confronti delle forme più stimolanti del progressive. Risale proprio a quegli anni anche un cameo di Mark in The Heads Of Dead Surfers dei Long Fin Killie, uno dei gruppi neo-prog più interessanti e, infine, apprendiamo dalla sua stessa voce che ha sempre adorato Peter Hammill.

Victoria. Fall e Kinks: non sono solamente nella reinterpretazione di Victoria da parte dei primi, in una Louie Louie che ha fatto parte del repertorio giovanile di entrambi e nella parola Fall che andando a spulciare ritroviamo nel titolo di un album dei secondi (Arthur Or The Decline And Fall Of British Empire che, strana combinazione, è proprio il disco che conteneva Victoria), i punti di contatto fra i due gruppi inglesi. Dovremmo parlare invece della tipica inglesità (che si manifesta in atteggiamenti di conservatorismo populista, in una grottesca, fredda e cinica ironia e in testi che vanno a osservare fatti, vizi e virtù della loro quotidianità), del carattere rissoso e polemico dei due leader (con la differenza che non ce lo vedo proprio Mark E. Smith nei panni del dandy) e della loro antipatia talmente eccessiva da renderceli simpatici, della pecularietà che differenzia tutti i due gruppi dai loro contemporanei, della considerazione cui godono presso gli altri musicisti, dell’influenza su scene musicali apparentemente a loro estranee (in particolare nell’indie rock americano) e di quell’attaccamento al verbo rock (si dice così, vero?) che faceva dire al vecchio Ray Davies: "Rock bands will come, rock bands will go... but rock’n’roll gonna go on forever!!". E poi, titoli come New Puritan, Spoilt Victorian Child, This Nation’s Saving Grace, British People in Hot Weather, Slang King, Middle Class Revolt, Arms Control Poseur, Glam Racket... sono kinksiani fino al midollo. Insomma, tutto lascia intendere che i Fall sono gli unici eredi dei Kinks.

Inglese. "Una settimana dopo accadde una cosa sorprendente. Un gentiluomo inglese giunse a casa di Albert, accompagnato da un interprete di Praga. Albert era fuori di sé dall’eccitazione di avere un vero inglese dentro casa. Di tutti i popoli del mondo, quello inglese era di gran lunga il suo preferito. Per lui era stato di grande sollievo non avere mai avuto contatti ostili con loro durante la guerra, perché era certo che sarebbe stato tentato di passare le linee e disertare. Amava il loro formalismo, i loro abiti di tweed, il loro rispetto per l’allevamento dei cavalli, il loro ironico senso dell’umorismo e la mancanza di esibizionismo" (Stephen Fry, ‘L’ippopotamo’).

è assolutamente spropositato il divario fra la notorietà di cui i Fall godono in patria e lo stato di cult band riservato loro dal resto del mondo (ma lo sapevate, però, che in Brasile sono popolari quasi come Jovanotti in Italia!); un divario spiegabile forse dalle caratteristiche che fanno dei Fall un gruppo tipicamente inglese. Una particolarità che casualmente fa il paio con il cognome del leader, quello Smith che è considerato per antonomasia il corrispettivo dell’italiano Signor Rossi. Mister Smith è cresciuto in un’isola asserragliata contro le novità del continente, un’isola dove si guida a sinistra e alle 5 in punto si prende il tè. Mister Smith è spesso arrogante e si crede ancora proprietario di un impero. Mister Smith è molto formale e guarda con sospetto a tutto ciò che può sovvertire le sue abitudini. Mister Smith rappresenta "lo snobismo inglese, la volgarità inglese e tutto il senso di comunanza e di sicurezza che la parola Inghilterra significa" (Graham Greene, Il nostro agente all’Avana). Mister Smith, come canta Ray Davies, si adopera perché "Dio salvi i piccoli negozi / le tazze cinesi / e la verginità / Noi siamo l’associazione che condanna i grattacieli / Che Dio salvi le case stile Tudor / gli antichi tavoli / ed i biliardi..." (Kinks, ‘The Village green Preservation Society’). E, soprattutto, perché ‘God Save The Queen’. Ma quello inglese è anche un popolo in crisi che ha perso la propria identità, colonizzato dalle sue ex colonie, spesso vittima di problemi come crisi economiche e disoccupazione e allora Mister Smith è anche coscienza critica e rabbia: ‘The Queen Is Dead’.

Quieto. quieto (qui-è-to) (lett. queto) agg. 1. Che è o appare privo di moto o esente da turbamento: il lago era quieto come un olio (Fogazzaro); le acque q. del fiume; aria q., cielo q., senza che spiri un alito di vento • Di persona il cui comportamento sia intonato a compostezza e calma (è un ragazzo q.), oppure amante della vita regolare e ordinata (una popolazione q. e laboriosa); spesso contrapposto ad ansioso, agitato (cerca di star q.; dovete starvene q.) • Di animali, mansueto • lett. Che ispira quiete o un senso di calma: le q. ore del tramonto; dell’aurora Queta il silenzio (Leopardi). 2. Con sign. limitativo, esente da preoccupazioni, da contrasti, da impegni: fare una vita q.; un sistema di quieto vivere ch’era costato tant’anni di studio e di pazienza (Manzoni) • Con sign. affine a silenzioso: una strada q. di periferia .[Dal lat. quietus, der. di quies -etis ‘quiete’]. (dal dizionario ‘Le Monnier’)

...tutto ciò che non sono Mark E. Smith, il suo gruppo e la sua musica. A tal proposito ci sembra interessante un aneddoto di Jan St. Werner: "Penso che Tommy, un mio vicino di casa che cantava nel gruppo Die Zen Faschisten, avesse tutti i dischi dei Fall che ci sono in circolazione. Conosceva personalmente Mark E. Smith e ogni volta che questi suonava a Colonia passava tutto il tempo con lui; poi diventò ‘psichedelico’ e iniziò a fare trane cose. Tommy aveva sempre un aspetto pessimo dopo quegli incontri e doveva dormire un sacco di tempo per rimettersi."

Ossessiva. Ossessiva, tribale, monotona, monocorde, ripetitiva, enigmatica, astiosa, grezza, declamatoria, claustrofobica... sono invece solo alcuni dei termini utilizzabili per descrivere la musica dei Fall e la voce del loro leader. Aggettivi che vogliono essere tutt’altro che denigratori in quanto lo stesso Mark E. Smith ha più volte utilizzato gli stessi concetti per spiegare la grandezza di quanto andava facendo. Una musica basata su una struttura base tipicamente rock (con frequente uso di doppia batteria) alla quale vengono talvolta addizionati strumenti come violino, kazoo, armonica, fiati... oltre a un moderato uso di nastri ed elettronica. Gli enigmatici testi (spesso ispirati dalla passione per la scrittura di Lovecraft) sono poi costruiti utilizzando giochi di parole (alle quali viene spesso cambiato il suono o il senso), termini inventati o dialettali, frasi montate in modo apparentemente illogico, citazioni... sembra proprio di poter riassumere il tutto in una parola: confusione. Una confusione che sconcerta e spiazza l’ascoltatore ma è probabilmente molto ben definita nella testa del nostro stravagante personaggio.

The Marshall Suite. L’ultimo CD dei Fall, pubblicato nel 1999 dopo ben ventitré anni di carriera, rappresenta a suo modo un traguardo. Pochi gruppi, fra quelli nati intorno al 1977 hanno raggiunto indenni la fine del millennio: di più, se teniamo conto che questi quattro lustri sono trascorsi senza significative interruzioni e al ritmo di quasi un disco all’anno - per un totale di 20, esclusi live, raccolte, colonne sonore ecc. - possiamo parlare di cifra record tout court, almeno per quanto riguarda la storia della musica rock. Naturalmente c’è il trucco e nella formazione che ha inciso The Marshall Suite non rimane nessuno dei nomi storici che hanno fatto parte della band. Addirittura molto è cambiato anche rispetto al precedente Levitate, della cui line up solo la tastierista Julia Nagle rimane al fianco del leader, dato che i membri di quella formazione hanno abbandonato la barca dopo che il timoniere era stato arrestato a New York per aggressione. Le convinzioni di Mark E. Smith sul fatto che una gestione dittatoriale e i continui cambiamenti di formazione non potevano che essere salutari per la vita del gruppo si sono quindi rivelate esatte. Caso mai il problema sta nel fatto che sono stati sempre gli altri a doversene andare! Passano gli anni ma la personalità del nostro - la cui faccia viene descritta dal giornalista inglese Tony Herrington come "un pezzo di pelle di elefante che di tanto in tanto si contorce in espressioni di intemperanza, ilarità, disprezzo e seria contemplazione" - è destinata a rimanere immutata.

Zeta. "I Fall sono una grossa influenza per me e io rimasi molto impressionato quando li vidi la prima volta dal vivo a Düsseldorf, alcuni anni fa. Non ho idea di che persona sia Mark E. Smith ma la sua musica è davvero eccezionale" (Stefan Betke aka Pole).

Concludendo mi sembra giusto tornare sul credito enorme di cui i Fall godono all’interno dell’ambiente musicale; innumerevoli sono i gruppi che hanno attinto qualche particolare dalla loro musica e/o dal modo scombinato di cantare del loro leader tanto che, oltre agli ormai stracitati Pavement, potremmo fare una pletora esagerata di nomi che va dai Beat Happening agli U.S. Maple ai Fugazi. Ma è preferibile non dilungarsi ulteriormente e chiudere qui con un’ultima semplice constatazione: quella concernente una band straordinaria che in quattro lustri di carriera non ha mai ossequiato l’ordine alfabetico, autentici falletti ai cancelli del 2000.

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Pokerata

Scala realemasq

Dragnet (Step Forward - 1979) arriva in un momento difficile nella vita di Mark E. Smith, per motivi personali e perché il gruppo sta trasformandosi da collettivo a creatura plasmata e rigidamente diretta da lui (con tutto quanto ne consegue in termini di rapporti con i compagni e con il mondo musicale in generale); tale congiuntura fa gioco positivo alla creazione di un disco malato, ostile e scostante che poco concede all’immediatezza, come se fosse stato creato apposta per non piacere, svelandosi con tutto il suo fascino solo dopo svariati ascolti. Pur essendo basato soprattutto sulla forza dell’insieme, il disco contiene alcune gemme indimenticabili, anche prese sparatamente: A Figure Walks, Dice Man, Muzorewi’s Daughter, Choc-Stock, Your Heart Out, Spector Vs Rector. Nervoso e lievemente contaminato da quella patina blues che accompagnerà il gruppo nella prima parte della sua esistenza, è uno dei pezzi più importanti del post-punk inglese e non può mancare a fianco del Metal Box, di 154, di Y e dell’eponimo esordio dei Killing Joke.

Slates (10", Rough Trade - 1981) è il capolavoro assoluto del primo periodo. Nel suo suono teso, basato su un basso prepotente e una chitarra monocorde (alla Levine), ci sono tutte le caratteristiche del genere post punk - soprattutto in brani come Middle Mass, An Older Lover e Prole Art Threat - i Virgin Prunes sono già dietro l’angolo. C’è però spazio anche per la carica tribal-pop di Slates, Slags, Etc e traspare l’infatuazione per il punk’n’roll americano, nello stesso anno esce Fire Of Love dei Gun Club, più che evidente in cavalcate come Leave The Capitol e Fit And Working Again. L’edizione su CD è addizionata dall’ottimo live A Part Of America Therein, 1981 (Cottage - 1982), nel quale - oltre a An Older Lover tratto dallo stesso Slates - potete ascoltare altri pezzzi da novanta del periodo come Hip Priest, The N.W.R.A., Winter, Totally Wired, Lie Dream Of Casino Soul, ecc.

Perverted By Language (Rough Trade - 1983) simboleggia allo stesso tempo un inizio e una fine, essendo l’ultimo disco inciso per la Rough Trade e il primo con Brixie Smith in formazione. Sperimentazione e potenziale comunicativo raggiungono il perfetto equilibrio in una serie di brani capaci di offrire una interpretazione creativa del passato remoto e recente; vanno lette in tal senso le inflessioni Fifties/Sixties di Neighbourhood Of Infinity, gli echi joydivisioniani di I Feel Voxish e quelli doorsiani di Hexen Definitive/Stife Knot (da notare che Mark aveva a suo tempo dichiarato di non sopportare né Doors né Joy Division in quanto esteticamente molto deprimenti!); Eat Y’self Fitter e Garden sono modelli definitivi di scarna canzone minimale e Hotel Blöedel il perfetto brano pop. a Tempo House e Smile è infine demandato il compito di rappresentare il più classico stile Fall. Ma è la ricchezza di particolari e di trovate sonore e la capacità del gruppo nel filtrare tutti i possibili riferimenti a fare di Perverted By Language uno dei più bei dischi degli anni ‘80 e a giustificare l’affermazione secondo cui i Fall sono i Kinks della new wave.

Mark E. Smith (o meglio Brix Smith) pop explosion, una serie di ritornelli da fischiettare (R.O.D., Dktr. Faustus, U.S. 80’s-90’s e Terry Waite Sez), qualcuno fischiettato (Shoulder Pads 1 & 2), una cover di Mr. Pharmacist degli Other Half a dir poco strepitosa e alcune allucinazioni psichedeliche (Gross Chapel - British Grenadiers, Living Too Late, Bournemouth Runner, Riddler! e Auto-Tech Pilot): questo è Bend Sinister (Beggars Banquet - 1986), il disco più brillante e divertente che i Fall abbiano mai registrato, senza però rinunciare alla ruvidezza garage e all’aspetto orgiastico tipici del loro suono. Da segnalare l’ingresso di Simon Wolstencroft, batterista destinato a rimanere per ben due lustri.

The Light User Syndrome (Jet Records - 1996) fotografa sia il momentaneo ritorno in formazione di Brix che l’ingresso della tastierista Julie Nagle; essendo in pista anche il vecchio Karl Burns, possiamo ritenere questa formazione come quella che, nei Novanta, più si avvicina alle gloriose line up del decennio precedente. Una specie di celebrazione, quindi, che produce i risultati sperati con una serie di tipiche Fall song ritmate, dissonanti e infarcite di cori pop(olari) e di torbida psichedelia. Parlano tale linguaggio D.I.Y. Meat, Das Vulture Ans Ein Nutter-Wain, He Pep! e Spinetrack, brani dagli arrangiamenti ricchi di particolari gustosi come il bordone di respiri affannati nell’ultimo citato. Sempre sulla stessa linea ma con contorni più epici sono Hostile e il sermone Oxymoron. The Ballard Of J. Drummer si muove a tempo di marcia, l’acida The Coliseum sembra tener conto della ‘nuova onda ritmica’ che sta attraversando il pianeta mentre Cheetham Hill è l’incursione più ardita nel romanticismo fin qui fatta dai Fall. Convincenti anche le discese nella tradizione come il mid-tempo country-rock Stay Away (Old White Train) e gli arrangiamenti fiatistici R&B di Last Chance To Turn Around e Secession Man. Il momento più curioso del disco viene però toccato nella mini-suite Interlude / Chilinism, brano piuttosto articolato che arriva, in almeno un passaggio, a ricordare i Genesis più teatranti. Il disco esce per una sussidiaria dell’etichetta specializzata nella ristampa del materiale Trojan (un’altra passione, soprattutto Big Youth, del vecchio Mark).

Poker d’assi

Live At The Witch Trials (Step Forward - 1979) è probabilmente l’unico album inciso dai Fall come gruppo e non come semplice sigla di copertura per il leader. Il disco contiene tutti i cliché degli anni in cui è stato concepito - dalle inflessioni rotteniane che turbano talvolta la voce agli arrangiamenti dei brani (sentite la tastiera tipicamente prima-new wave di Mother-Sister!) - presentandosi quindi come il più facilmente databile. Le caratteristiche del suono Fall, seppur presenti, non sono ancora ben definite - le musiche sono firmate in buona parte da Martin Bramah, la cui permanenza nel gruppo ha i giorni contati - e l’insieme, assenti le tipiche uscite nella dissonanza, soffre di un’eccessiva nitidezza. Almeno tre brani sono piccoli classici destinati ad infiammare le platee: la lunga Music Scene, dall’insolito minutaggio per l’epoca, Rebellious Jukebox e No Xmas For John Quays; quest’ultima, firmata dal solo Smith, contiene già quelle idee poi sviluppate nel successivo Dragnet.

In un’ora tonda di musica, Hex Enduction Hour (Kamera - 1982) ripropone le atmosfere post-punk malate e costipate di spirito blues del precedente 10" Slates. Rispetto a quello c’è il rientro fra i ranghi di Karl Burns, la cui batteria va ad addizionarsi a quella di Paul Hanley: da qui in avanti quella della doppia batteria sarà una caratteristica tipica in quasi tutta la produzione della band. Nella scaletta, oltre al capolavoro Winter, si distinguono alcuni brani più selvaggiamente rock’n’roll come Mere Pseud Mag. Ed., Fortress/Deer Park, Jawbone And The Air-Rifle e altri pezzi da novanta - Hip Priest, Who Makes The Nazis?, Iceland - in cui quella tensione e nervosismo che ci portano al paragone Fall ~ PIL emergono con straordinaria prepotenza.

The Wonderful And Frightening World Of... (Beggars Banquet - 1984) inizia il rapporto (piuttosto duraturo e prolifico) con la Beggars Banquet e - con potenti cavalcate come 2 by 4, Copped It, Elves, Slang King e Stephen Song, ma anche il ‘voodoo crampsiano’ Bug Day e le ballate Disney’s Dream Debased e Craigness rispondono allo stesso mood - si arrende all’abbraccio sottilmente insinuante del rock americano. Tutti i cliché di quella tradizione vengono rivisitati e riletti in un’ottica dissacratorio-affettiva vicina a quella dei Gun Club. L’unica licenza che i Fall si concedono sta nella sabbatica premonizione in stile Virgin Prunes - Gavin Friday compare come ospite d’eccezione in due brani - che apre l’iniziale Lay Of The Land.

Cerebral Caustic (Permanent Records - 1995), capolavoro mancato per un pelo, è il disco che ha fatto gridare al ‘Fall is back’. Dopo la crisi dei primi ‘90 i Fall tornano infatti su grandi livelli con una delle uscite più enigmatiche da decifrare: mancando note riguardanti la formazione, ci dobbiamo attenere agli autori dei brani per afferrare la natura di un gruppo che pare comprendere Craig Scanlon, Stephen Hanley, Simon Wolstencroft e Karl Burns (dovrebbe nascondersi dietro al C. Burns autore delle musiche in due tracce); non sembra invece essere rientrata Brix, anche se c’è un piccolo mistero riguardo al nome L. E. Smith riportato in calce a ben cinque titoli. Sotto l’influsso positivo del produttore Mike Bennett, che in seguito firmerà anche lo strepitoso The Light User Syndrome, prende forma quello che è il più accreditato erede di Bend Sinister, del quale possiede il forte tiro in quanto a immediatezza ma che però non riesce a eguagliare causa l’eccessiva linearità architettonica di buona parte delle canzoni. Nonostante l’atmosfera di ‘Restaurazione’ che regna nella maggior parte dei brani non mancano la sregolatezza e la bizzarria, come da miglior tradizione; campioni in tal senso sono la cover zappiana I’m Not Satisfied, l’eccentrica Bonkers In Phoenix e l’accoppiata finale North West Fashion Show / Pine Leaves, dove un preludiare da ballata acustica scoppia in un canto disturbato e scomposto accompagnato, in Pine Leaves, da uno spettacolare arrangiamento fiatistico. La ballata zappiana (resa in modo più snello dell’originale e con la voce, all’inizio un belato caprino, filtrata a esasperarne i toni grotteschi) e Bonkers In Phoenix (una Third Stone From The Sun ripulita dal romanticismo tipico del viaggio, con voci, accordi sparsi, dissonanze, suoni in reverse, scratch e una litania maniacale che naviga e si perde in tutto ciò - viene il sospetto che Smith abbia fatto questo perché geloso della Western Front 1992 CE partorita da Julian Cope) hanno il taglio della sartoria d’alt(r)a classe. Nella normale amministrazione di alto livello si situano invece l’iniziale The Joke, forse il brano più punk mai fatto dal gruppo, Don’t Call Me Darling, Rainmaster, Feeling Numb e Pearl City, sostanzialmente pop-song ricche di refrain e giri musicali facilmente memorizzabili, The Aphid e One Day, dove ritornano a galla spiriti punk’n’roll dichiaratamente americani, e la tipicamente wave Life Just Bounces.

Full

Nell’album di studio che segue Dragnet viene recuperata la disciplina dell’esordio, disciplina che spesso va a collidere con la voce già matura e improntata alla più estrema follia di Smith; sono proprio le sue performance a dare succo e a tenere in piedi un lavoro che altrimenti si collocherebbe, se non nell’anonimato, in una piacevole condizione di mediocrità. Per produrre Grotesque (Rough Trade - 1980) la rampante etichetta londinese - che aveva in scuderia anche Stiff Little Fingers, Raincoats, Robert Wyatt, Pere Ubu, Red Crayola, ecc. - coinvolge Mayo Thompson, leader dell’ultimo gruppo citato e personaggio in qualche modo impelagato nella gestione dell’etichetta stessa. Fra i brani da ricordare ci sono le schizofreniche Gramme Friday e New Face In Hell e la cabarettistica C’n’C- S Mithering, scheletrico risultato di un’originale concezione scarnificante già presente nel disco precedente e che darà i suoi frutti più gustosi nel lustro a venire. The Container Drivers e The N.W.R.A. sono invece importanti perché virano già verso un suono americano mentre Impression Of J. Temperance è quanto di più somigliante a una ballata Mark riesce a fare in quel periodo. La breve W.M.C.-Blob 59 è infine un interessante esperimento collagistico che però appare slegato da tutto il resto.

This Nation’s Saving Grace (Beggars Banquet - 1985), lavoro di transizione che ritorna a un suono più inglese del suo predecessore, ha l’unico difetto di trovarsi incuneato fra due pietre miliari come The Wonderful And Frightening World... e Bend Sinister. Gemme come le ritmate Bombast e Barmy meritano di comparire nell’antologia ideale del gruppo, e poi ci sono lo spericolato collage Paint Work, l’atto di fede I Am Damo Suzuki e il peccato veniale di ‘glamour’ compiuto nella dedica alla città di Brixie (sarà un caso, ma due anni dopo la losangelina esalterà Billy Idol nel corso di un’intervista). Il disco, dal punto di vista tecnico, inaugura un breve periodo caratterizzato dalla presenza di un solo batterista in formazione.

Con Levitate (Artful Records - 1997) i Fall tornano, dopo due dischi essenzialmente rock, a frequentare i ritmi da discoteca; lo fanno però in modo molto più convincente che in passato e il merito è sicuramente della nuova tastierista e artefice delle programmazioni Julia Nagle, le cui concezioni in fatto di elettronica sono molto più avanzate rispetto a quelle del suo predecessore David Bush. Levitate è un disco strano che sconcerta a un primo ascolto finendo poi per conquistarsi le simpatie - in tal senso fa coppia perfetta con Dragnet - e rappresenta la sofferta maturità del nostro. Quel che in apparenza può sembrare un collage sconclusionato di ritmi forti (quasi funky) e notturni pianistici con qualche inserzione di reading e cut up concreti è in realtà un’opera lucidamente meditata e estremamente raffinata. L’iniziale Ten Houses Of Eve, con un inserimento classicheggiante che interrompe una cadenza tipicamente nera, contiene il leitmotiv del disco, al cui interno le dolci berceuse I Come And Stand At Your Door e Jap Kid (variante strumentale della prima) si alternano a torride escursioni ritmiche come Masquerade, Hurricane Edward, Ol’ Gang (più tipicamente rock’n’roll) e Powderkex, quest’ultima inserita nel bonus CD allegato alla prima edizione e di impostazione indubbiamente dance. Non mancano comunque brani dall’impatto più immediato come I’m A Mummy e Everybody But Myself (escursioni tipicamente Sixties, ma la seconda è attraversata da una melodica che intona una semplice aria di carattere popolare), né momenti essenzialmente sperimentali come l’excursus rumorista Tragic Days o The Quartet Of Doc Shanley, orgia di voci sommersa da un ritmo metronomico.

Fra i numerosi dischi registrati in concerto il più importante è il primo perché, arrivato dopo solo due LP in studio, mette in piazza una concezione del live non come celebrazione di una carriera ma come documentazione di una fase di essa. Le conclusioni che possiamo trarre da una simile concezione, cioè che i Fall sono essenzialmente una live-band, sono fin troppo banali. A farla da padroni in Totale’s Turns, che nel 1980 inaugura il rapporto con la Rough Trade, sono gli estratti da Dragnet, Muzorewi’s Daughter, Choc-Stock e Spector Vs Rector 2 (in una spettacolare versione con Mark che sputa fuoco e scintille) contro la sola No Xmas For John Quays proveniente dall’esordio, ma ci sono anche brani usciti solo su singolo o addirittura destinati a rimanere inediti: Fiery Jack e That Man (con una veloce chitarra rockabilly che cerca paragoni con gli X e dove neanche la voce rotteniana riesce a mascherare la patina Fifties), Rowche Rumble , In My Area e Cary Grant’s Wedding. La registrazione casalinga di New Puritan apre la strada a tutto un universo lo-fi.

Nel profluvio delle raccolte è invece The Peel Sessions (Strange Fruit - 1999) a conquistare la palma d’oro. Un CD che, pur in povertà di inediti, racchiude quindici anni di Fall story (dal Maggio 1978 al Dicembre 1993) mostrandone consequenzialmente cambiamenti, crisi, crescita e svolte in una serie di istantanee scattate quasi anno per anno. Qualcuno obietterà che i brani sono soltanto uno per ogni Peel Session, ma purtroppo era obbligatoria una selezione in quanto se fossero state pubblicate le sessions nella loro interezza non sarebbe bastato un box triplo. Rebellious Jukebox (‘ars’ fugaziana ante litteram), alcuni sermoni tipici della band (Mess Of My e New Face In Hell, la seconda con uno strascico garage), quel capolavoro di arte minimale dilatata che è Winter, una impagabile versione di 2X4, la so(u)leggiante Athlete Cured, la trascinante Dead Beat Descendant, la ballatona in grado di fare invidia a Jazz Butcher Idiot Joy Showland (in versione migliore che su Shift-Work) e le cover pescate nel calderone garage Black Monk Theme e Strychnine sono solo alcune delle delizie qui contenute. Anche i brani dell’ultimo periodo, seppur sommersi da arrangiamenti tastieristici davvero indigesti, mantengono una loro dignità; fra essi sono preferibili quelli in cui la voce si adegua, perdendo l’originaria irruenza, alle languide atmosfere strumentali (A Past Gone Mad). Incomprensibile la scelta di interrompere la naturale sequenza delle registrazioni: qualcuno mi spieghi perché Middle Mass (registrata nel Marzo ‘81) è finita dopo Winter e Smile (rispettivamente dell’Agosto ‘81 e del Marzo ‘83).

Tris

Extricate (Fontana - 1990) è il bivio dell’incertezza e in quanto tale possiede un fascino morboso. La travolgente ballata elettrica di foggia Gun Club che apre il primo lato (Sing! Harpy) e lo slow crampsiano posizionato a metà del secondo (Chicago, Now!) rappresentano l’addio definitivo al vecchio stile senza che nulla contribuisca a fare luce su quale sarà la tinta dei nuovi abiti: forse il futuro è scritto in sonnolente ballate alla Jazz Butcher (Bill Is Dead), nel neo-prog così ben messo a fuoco in I’m Frank (omaggio , questa volta voluto dal chitarrista Craig Scanlon, a un santino insospettabile come Frank Zappa) o nella cover Black Monk Theme Part 1, dal repertorio degli amati Monks, che spinge per un ritorno nell’utero di ‘mamma garage’; oppure la strategia futura è indicata da quei brani del lato B, prodotti da Adrian Sherwood e Coldcut, che svoltano con eleganza in direzione delle nuove tendenze pop-elettroniche. Altri punti interrogativi riguardano l’abbandono di Brixie e l’inaspettato ritorno di Martin Bramah, mentre la tastierista Marcia Schofield è destinata a sparire di scena in breve termine per lasciare il posto al disastroso David Bush: di lei non rimarranno tracce particolarmente significative oltre alla tenebrosa bellezza. La copertina, la prima di una serie astratta, possiede una raffinatezza mai più raggiunta.

La seconda uscita distribuita nel mercato americano dalla Matador potrebbe avere al suo arco più frecce della precedente (lo scarso The Infotainment Scan); la scrittura sembra infatti risentire positivamente dei postumi di una cura vitaminica e molte sono le canzoni in grado di farsi ricordare: War (brano firmato Moore / Blegvad), Shut Up! (ancora una cover dei Monks), Junk Man, Middle Class Revolt!, You’re Not Up To Much, Symbol Of Mordgan e Hey! Student. Quello che non funziona in Middle Class Revolt (Permanent Records - 1994) è una produzione piatta e una resa timbrica dei suoni poco riuscita. Basta prendere la versione di M5, una specie di Dylan sconvolto, qui inclusa e confrontarla con quella infinitamente superiore che si trova nelle Peel Sessions per comprendere cosa poteva essere questo disco se trattato dalle mani giuste. I risultati di questa fase crescente saranno purtroppo tangibili solo con il successivo Cerebral Caustic, dove il disastroso produttore Rex Sargeant sarà sostituito dal più lucido Mike Bennett. Un grande titolo per un capolavoro mancato.

The Marshall Suite (CD Artful Records - 1999) non è solo l’ultimo disco del gruppo ma anche l’unico a presentare degli arrangiamenti d’archi, cosa che farà ingiustamente storcere la bocca a più di un lettore. Ingiustamente perché è tutt’altro che commerciale e patinato e, pur non raggiungendo i vertici del precedente Levitate, ne prosegue con convinzione il percorso. All’interno delle tre parti in cui suddiviso è possibile trovare quarant’anni di storia (da Robert Zimmerman a Bjork Gudmundsdottir). Il rock’n’roll: F-’Oldin’ Money (firmata T. Blake e incredibilmente simile alla Summertime Blues di Eddie Cochran - ma dove cavolo l’avrà pescata). La ballata punky: This Perfect Day (dei Saints). Il progressive: (Jung Nev’s) Antidotes (con aperture epiche che ricordano i King Crimson). L’hip hop ‘prodigyoso’: The Crying Marshal. La funkadelia: Anecdotes + Antidotes In B#. Il bourrée rumorista: Early Life Of Crying Marshal. L’inevitabile new wave: Inevitable. Il cantautore post-Newport ‘65: On My Own. La canzone romantica: Birthday Song. La musica concreta: Mao.Men-Eng.Dog. Il tutto è naturalmente trasfigurato dalla inimitabile voce di Mister Fall e dal tocco di Julia Nagle, ormai diventata l’autentico fulcro attorno a cui ruotano tutti i suoni. Mi sembra che, con vent’anni di carriera sulle spalle, il signor Smith non presenti sintomi di cedimento; a pochi (Dylan, Neil Young, Sonic Youth, Lou Reed...) nel panorama della musica rock Manitù ha concesso tanto - Brix in un’intervista: "Io credo in Dio, credo in qualche forza perché non posso prendermi tutto il merito!".

Coppia

A Room To Live (Kamera - 1982) andò l’ingrato compito di dare seguito a due capolavori come Slates e Hex Enduction Hour, compito peraltro assolto benissimo. La tensione di quei lavori è allentata in quella che è l’opera più solare mai concepita dal gruppo nella prima parte della sua vita. Marquis Cha Cha, Joker Hysterical Face, Detective Instinct, Solicitor In Studio sono brani in cui chitarre dal gusto jingle-jangle e un inguaribile minimalismo di fondo sembrano voler proporre la fusione a bassa fedeltà di Byrds e Velvet Underground. è però Papal Visit, con un tambureggiare ritualistico e rare dissonanze su cui la voce recita in surplace, a far si che il disco si attesti in una posizione di medio valore all’interno della loro discografia. La ristampa in CD contiene, non segnalato in copertina, anche lo strepitoso singolo Lie Dream of a Casino Soul / Fantastic Life (Kamera - 1981): la prima è un classico esempio di maturo Pil-sound mentre la seconda fa pensare a una versione speedy di Jerry Lee Lewis.

Nonostante sia suddiviso in due parti ben distinte (‘Earth’s Impossible Day’ e ‘Notebooks Out Plagiarists’) Shift-Work (Fontana - 1991) non fa che miscelare quanto già presente in Extricate. Quindi un lavoro più compatto e con la tendenza alla ballata ancor più accentuata (Edinburgh Man, You Haven’t Found It Yet, The Mixer e Rose le più riuscite), ma in definitiva meno interessante in quanto più piatto e monocorde. Fra le varie ipotesi che Extricate lasciava aperte sembra avere il sopravvento la più banale: un pop elettronico con arrangiamenti tendenzialmente radiofonici. Responsabile maggiore dell’afflosciamento sembra essere il nuovo tastierista nonché responsabile delle parti elettroniche David Bush, un musicista le cui soluzioni appaiono antiquate e banali; tutto lascia supporre che per la prima volta, dopo oltre dieci anni di carriera, la situazione stia sfuggendo dalle mani di Mark E. Smith. In mezzo a questa serie di brani gradevoli che però tendono a essere facilmente dimenticati, emergono solamente il rifacimento di un vecchio rock’n’roll’ (White Lightning), una filastrocca dal gusto folk che riesce a ritrovare la vecchia verve minimale (A Lot Of Wind) e una Sinister Waltz cantata con voce sommersa che conserva fra le righe i geni di una vena sperimentale rumorista altrimenti quasi estinta.old

Scarti

The Frenz Experiment (Beggars Banquet - 1988) è il disco degli addii: ultimo con Brix in formazione (non considerando la rentrée di The Light User Syndrome) e ultimo con la Beggars Banquet (a chiusura di un rapporto stranamente duraturo); con esso si chiude il periodo più creativo della band e si preannuncia lo scivolone dei primi anni ‘90. Caratterizzato dal rifacimento della kinksiana Victoria, che faceva sperare in qualcosa di speciale, ed erede diretto dello splendido Bend Sinister, delude sonoramente le aspettative di quanti pensavano a un lancio commerciale della band (la Beggars Banquet è ormai una succursale della Warner) in grado di conservarne la carica dirompente. Dopo la discreta apertura di Frenz, c’è la caduta a picco in un pop-rock prevedibile che riesce a ricordare il peggior Lou Reed, con qualche arrangiamento fiatistico dal gusto posticcio inserito a creare ulteriori disastri. In tanta mediocrità la pur non eccelsa cover dei Kinks brilla come una stella, mentre fra i pochi altri momenti godibili sono da annoverare Athlete Cured, incandescente struttura ritmica e altrettanto incandescente performance vocale, la cadenzata Oswald Defence Lawyer e l’acustica The Steak Place. L’accusato maggiore sembra essere il produttore Simon Rogers che - come poi succederà per Rex Sargeant nei dischi su Matador - appiattisce e banalizza il suono, ma sicuramente ci sono delle responsabilità anche su un Mark E. Smith minato dalla chiusura del rapporto con Brix oltre che dai numerosi eccessi - "Una volta ero medianico ma a forza di bere è finita" (A proposito di questa presunta medianicità sono da citati brani come Terry Waite Sez, uscito prima del rapimento dello stesso, e Powder Keg, che ha preceduto di pochi giorni un attentato nella città di Manchester).

Se ai tempi di Hex Enduction Hour erano state esplorate le radici nere del rock, i Fall di Code: Selfish (Fontana - 1992) sembrano più interessati alle sue radici bianche e così, dopo essere retrocessi in passato fino a Gene Vincent (una cover della sua Rollin’ Dany compare in un singolo del 1985), oggi si spingono oltre, fino all’Hank Williams rivisitato in Just Waiting, ma questa non può essere considerata una colpa. La colpa, invece, sta nel fatto che tutta l’operazione è condotta in modo particolarmente moscio, con la riproposizione delle stesse tematiche di Shift-Work (di pochi mesi più vecchio) effettuata in modo ancor meno convincente. Salviamo soltanto la bella ballata acustica Gentlemen’s Agreement mentre il tentativo di sperimentazione finale (Crew Filth) avrebbe potuto essere fatto anche dal vostro vicino di casa e l’imitazione pedissequa dei beniamini Monks (Two-Face!) riesce a raggiungere il ridicolo.

The Infotainment Scan (Permanent Records - 1993) è meno piatto del precedente Code: Selfish, ma è altrettanto inconsistente sotto l’aspetto della ricerca musicale. La firma del contratto con il gruppo Matador/Atlantic per il mercato americano e il passaggio dalle mani dei produttori Craig Leon e Simon Rogers a quelle di Rex Sargeant non migliora affatto le cose anche se porta la musica del gruppo alle orecchie dei modaioli dell’ultim’ora. C’è qualcosa di buffo in tutto ciò, soprattutto nel fatto che i Fall arrivano a incidere per la Matador sull’onda del successo ottenuto dai gruppi lo-fi che si ispirano a loro e lo fanno con uno dei dischi più arrangiati della loro storia. Se però dimenticate gli autori e avete bisogno di una musica pulitina e leggera e di canzoni che potrebbero andare bene anche al festival di Sanremo, sappiate che il gruppo ci da sotto con gusto e scodella un’operetta di piacevole indie pop ballabile e spensierato: da Ladybird a League Moon Monkey Mix, attraverso i rifacimenti di Lost In Music, I’m Going To Spain e Why Are People Grudgeful? è tutto un flou flou. E poi c’è da dire che neppure la troppa educazione riesce a soffocare vertici di assoluta eccellenza come A Past Gone Mad e Ligh/Fireworks.

Jolly

I’m Kurious, Oranj (Beggars Banquet - 1988) raccoglie le musiche scritte e interpretate per il balletto ‘I Am Curious, Orange’ del coreografo Michael Clark che, a dispetto della loro funzione di musiche da scena, sono di gran lunga più interessanti di quelle contenute nel contemporaneo The Frenz Experiment. La prima mondiale del balletto si tenne ad Amsterdam l’11 Giugno del 1988 e rappresentò un evento perché era la prima volta che un gruppo rock si esibiva dal vivo con una compagnia di ballo. L’interesse di Clark per i Fall era vivo da qualche anno se è vero che aveva già utilizzato un arrangiamento di The Classical (originariamente su Hex Henduction Hour) fatto da Simon Rogers (quest’ultimo sarà per un breve periodo anche bassista del gruppo e produttore, strana ‘scombinazione’, in The Frenz Experiment ma non in I’m Kurious, Oranj); tale interesse da parte di un personaggio come Clark è molto indicativo a proposito della considerazione di cui il gruppo gode in Inghilterra. Dal punto di vista strettamente musicale ci troviamo di fronte a un suono tanto classico che, tolta la voce così particolare del leader e qualche arrangiamento più moderno come quello a ritmo reggae di Kurious Oranj, potrebbe benissimo provenire da un periodo pre-’77. Alcuni brani dall’impalcatura essenzialmente acustica (Guide Me Soft, Overture, Van Plague?, Bad News Girl), una cavalcata tipicamente morriconiana (Yes, O Yes) e, al di sopra di tutto, una bella versione della Jerusalem di William Blake (la stessa che compariva nel primo disco solista di Mark Stewart) sono racchiusi fra le graffe di un curioso filo conduttore, New Big Prinz / Big New Priest, che cita la vecchia Hip Priest.

The Post Nearly Man (Artful Records - 1998), accreditato al solo Mark E. Smith, è ancor più curioso dell’Oranj, del quale riprende e incupisce i colori di copertina. Si tratta di un collage di spoking words, rumori quotidiani, frasi, spezzoni cantati a cappella, inserzioni catturate dai dischi del gruppo e spippolamenti di tastierine elettroniche che fanno pensare a una versione della beatlesiana Revolution 9 dilatata per oltre 40 minuti. Con l’aiuto di Julia Nagle, ormai compagna preferenziale del nostro, e il contributo di varie voci riprese a Salford, Londra, Manchester e negli States (fra di esse va sottolineata la presenza proprio di Michael Clark) viene costruito un cut-up concreto che risulta interessante da seguire nel suo gioco di incastri, indipendentemente dalla conoscenza della lingua inglese.

Colore

Il passo più recente verso la digitalizzazione di tutto il vecchio materiale è la ristampa di una raccolta in vinile, Early Fall 77-79, che originariamente conteneva i primi quattro singoli realizzati per la Step Forward; un ascolto fondamentale per i fallmaniaci che intendono conoscere i primi passi della band. Ad esclusione di In My Area / Rowche Rumble / Fiery Jack (inclusi nel disco dal vivo Totale’s Turns) e Dice Man (che inspiegabilmente non è estrapolato dai singoli ma da Dragnet), i brani qui contenuti non sono reperibili altrove. Repetition (che nel finale sembra voler citare gli Who) e Psykick Dancehall sono i Sex Pistols in narcolessia; Bingo Masters Breakout, Various Times, Second Dark Age e It’s The New Thing sono quattro filastrocche fall-style, le ultime due macchiate rispettivamente con inchiostro rollingstoniano e barrettiano; Rowche Rumble, In My Area e Fiery Jack rappresentano infine la devozione al rock’n’roll. Come vedete il loro 77 non cadeva nelle stessa epoca di quello dei Clash, dove gruppi come Beatles e Rolling Stones venivano banditi (e il fatto che Strummer & Co. incidessero per la potente CBS e non per la scalognata Step Forward è motivo su cui riflettere a lungo). Concludiamo con la constatazione che questa raccolta è addirittura superiore a Live At The Witch Trials e, tenendo presente l’importanza rivestita dai singoli in quegli anni, ciò non rappresenta neppure una sorpresa; se poi consideriamo che in questa ristampa sono stati inclusi anche i due brani della compilation Short Circuit - Live At The Electric Circus (già riversata in CD nel 1988), il suo acquisto diventa imprescindibile.

Bluff

Quando, al momento di chiudere l’articolo, ho sdoganato il CD Early Fall 77-79 (fresco d’arrivo) mi sono trovato in mano il supporto con impressa sopra la scritta Live 77: tutto lasciava intendere che dentro alla confezione fosse finito il disco sbagliato (per l’esattezza un live inedito uscito negli stessi giorni). L’ascolto ha poi fatto chiarezza, si tratta effettivamente della raccolta di singoli su cui è stata applicata l’etichetta sbagliata. Un tentativo di bluffare legittimo che, quando ho iniziato questa pokerata, non avevo previsto. Ma ora, con il senno del poi, è il caso di chiedersi: un combinazione fortuita o mister Mark E. Smith è davvero un tipo paranormale?

Ringraziamenti: Massimo Vailati, Gino Dal Soler, Marcello Torelli, Roberto ‘Rich Hard’ Municchi, Giuseppe Scapigliati, Gabriella Peracca e Jeff Higgott - per la discografia del gruppo abbiamo sacchiggiato il suo sito internet.

Fall4

AA.VV.

Fantastic Life - A Tribute To Mark E. Smith (Self-Centred Records) (19t-74:37)'tastic life

Arriva sicuramente troppo tardi, quando l’interesse per questo genere di operazioni si è notevolmente affievolito, il meritato disco in omaggio al genio di Mark E. Smith e dei suoi Fall, gruppo che come pochi altri, tra quelli venuti alla luce in epoca punk, ha influenzato la musica rock degli anni successivi. Ma, siccome di ciò ha ampiamente disquisito Etero Genio nell’esauriente articolo, passiamo subito ad analizzare pregi e difetti dell’album.

Innanzitutto sorprende la notevole caratura dei partecipanti, alcuni anche abbastanza inattesi; sorprende pure la scelta dei brani (quasi tutti inediti nella discografia ufficiale del gruppo), spesso idee carpite dalle loro performance live che tornano opportunamente a casa. Quasi tutte le interpretazioni portano perciò alla luce l’essenza della musica dei Fall e della forte componente di stravagante insolenza di cui è depositaria. E immancabili, quando si parla di stravaganza, sono i God Is My Co-Pilot che con Totally Wired riconfermano la loro indole bastarda e irriverente. Più devozione verso lo spirito originario per il poker di tracce immediatamente seguenti, nell’ordine Pavement (Conduit For Sale!), The Ex (Happy Thoughts), Red Monkey (Bike Song) e Experimental Pop Band (Punk Rock Classic). Assolutamente devastanti Sonic Youth e Jon Spencer, Neil Hagerty & Bob Bert (in pratica i Pussy Galore) che sporcano d’ignoranza rispettivamente Mary-Christ e Up Tight.

Converrete che non è cosa delle più semplici riuscire a trasferire i Fall nella tradizione rock’n’roll americana: un plauso quindi a Cramps (Ultra Twist) e Rail Road Jerk (Bang The Drum) che risolvono la questione in modo più che egregio. La comune provenienza geografica con il gruppo di Mark Smith rende invece più semplice il compito di Blur (Song 2 Mark), Jacob’s Mouse (Zigzag) e Prolapse (una Black Death Ambulance spostata verso territori punk crassiani) mentre altri infedeli sudditi di sua maestà come i Radical Dance Faction e i Primal Scream scelgono la strada della contaminazione, i primi colorando Station X Red Flame con onde reggae-dub, i secondi mixando Fall e Monks in I Hate You Vs Black Monk Theme. Eccentrica e vincente l’idea di Barbara Manning e di Jazz Butcher di contribuire con due brani originali: in Mark E. Smith & Brix il flautino di plastica accentua lo spirito burlesco della Manning mentre dalla ballata Southern Mark Smith emerge con prepotenza tutto l’amore di Pat Fish per la musica del vecchio Mark. Poste furbescamente in chiusura troviamo le adesioni più attese: il redivivo Damo Suzuki che scetticamente domanda Are You Damo Suzuki?, il ‘vecchio’ Ray Davies che, a sancire una discendenza mai negata, indirizza al figlioccio la storica A Well Respected Man in una versione acustica solo chitarra e voce e, infine, il giovane Beck che preannuncia una Fall In A Hole.

Per una volta, visto l’innegabile valore dell’album in oggetto, conviene lasciar perdere i soliti discorsi sull’opportunità o meno di questo genere di operazioni. Conviene invece mettere mano al portafoglio: pochi soldi spesi bene. (8/9) (Roberto Municchi)

 Fall5

Discografia

Singoli / EP

Bingo-masters Breakout / Psycho Mafia / Repetition (7"1978 Step Forward)

It’s the New Thing / Various Times (7"1978 Step Forward)

Rowche Rumble / In My Area (7"1979 Step Forward)

Fiery Jack / 2nd Dark Age / Psykick Dancehall 2 (7"1980 Step Forward)

How I Wrote ‘Elastic Man’ / City Hobgoblins (7"1980 Rough Trade)

Totally Wired / Putta Block (7"1980 Rough Trade)

Lie Dream of a Casino Soul / Fantastic Life (7"1981 Kamera)

Look, Know / I’m Into CB (7"1982 Kamera)

Marquis Cha-Cha / Room to Live (7"1982 Kamera) (un piccolo numero di copie iniziali aveva come lato B Papal Visit)

The Man Whose Head Expanded / Ludd Gang (7"1983 Rough Trade)

Kicker Conspiracy / Wings / Container Drivers / New Puritan (2x7"1983 Rough Trade)

Oh! Brother / God-Box (7" 1984 Beggars Banquet)

Oh! Brother / O! Brother / God-Box (12"1984 Beggars Banquet)

c.r.e.e.p / Pat-Trip Dispenser (7"1984 Beggars Banquet)

C.R.E.E.P / Pat-Trip Dispenser / c.r.e.e.p. (12"1984 Beggars Banquet)

Call For Escape Route (Draygo’s Guilt / Clear Off / No Bulbs) (12"1984 Beggars Banquet)

No Bulbs 3 / Slang King 2 (Bonus 7"1984 Beggars Banquet)

Couldn’t Get Ahead / Rollin’ Dany (7"1985 Beggars Banquet)

Couldn’t Get Ahead / Rollin’ Dany / Petty (Thief) Lout (12"1985 Beggars Banquet)

Cruiser’s Creek / Couldn’t Get Ahead / Barmy / Vixen / Petty (Thief) Lout (12"1985 PVC - US )

Cruiser’s Creek / L.A. (7"33rpm 1985 Beggars Banquet)

Cruiser’s Creek / L.A. / Vixen (12"1985 Beggars Banquet)

Living Too Late / Hot Aftershave Bop / Living Too Long (12"1986 Beggars Banquet)

Living Too Late / Hot Aftershave Bop (Promo 7"1986 Beggars Banquet)

Mr. Pharmacist / Lucifer Over Lancashire (7"1986 Beggars Banquet)

Mr. Pharmacist / Lucifer Over Lancashire / Auto Tech Pilot (12"1986 Beggars Banquet)

Hey! Luciani / Shoulder Pads #1B (7"1986 Beggars Banquet)

Hey! Luciani / Entitled / Shoulder Pads #1B (12"1986 Beggars Banquet)

There’s a Ghost In My House / Haf Found Bormann (7"1987 Beggars Banquet) (uscito anche con copertina olografica)

There’s a Ghost In My House / Haf Found Bormann / Sleep Debt Snatches / Mark’ll Sink Us (12"1987 Beggars Banquet)

There’s a Ghost In My House / Hey! Luciani / Mark’ll Sink Us / Sleep Debt Snatches (MC1987 Beggars Banquet)

Peel Sessions EP (Put Away / Mess of My / No Xmas For John Key / Like To Blow) (12"1987 Strange Fruit) (Session registrata il 27 November 1978 e trasmessa il 6 December 1978 - ristampata CD 1989 Castle)

Hit The North Part 1 / Hit the North Part 2 (7"1987 Beggars Banquet)

Hit The North Part 1 / Hit the North Part 3 / Australians in Europe / Northerns in Europ (12"1987 Beggars Banquet)

Hit the North Part 1 / Hit the North Part 2 (picture disc 7"1987 Beggars Banquet)

Hit the North Part 4 / Hit the North Part 5 / Hit the North Pt. 1 (12"1987 Beggars Banquet)

Hit the North (Zeus B. Held Remix) / Hit the North (Extended Version) / Hit the North (Dub Version) (12"1987 Beggars Banquet)

Hit the North Double Six Mix (Hit The North Part 1 / Hit The North (Double six mix) / Hit the North Part 4 / Australians in Europe) (MC 1987 Beggars Banquet)

Victoria / Tuff Life Boogie (7"1988 Beggars Banquet) (anche in ed. box numerato con badge e 2 fogli con testi)

Victoria / Tuff Life Boogie / Guest Informant / Twister (12" 1988 Beggars Banquet)

Bremen Nacht Run Out / Mark’ll Sink Us (7" 1988 Beggars Banquet) (allegato a The Frenz Experiment)

Jerusalem / Acid Priest 2088 (7"/CDs Beggars Banquet FALL2) + Big New Prinz / Wrong Place, Right Time No. (7"/CDs Beggars Banquet FALL3) (due dischi e una cartolina in un box limitato a 15000, numerato e stampato come FALL2B nel 1988)

Big New Prinz / Wrong Place, Right Time (Promo 7"/12" 1988 Beggars Banquet FALL4)

Cab it Up / Dead Beat Descendant (7" 1989 Beggars Banquet)

Cab it Up / Dead Beat Descendant / Kurious Oranj (live) / Hit the North (live) (12" 1989 Beggars Banquet)

Telephone Thing / British People in Hot Weather (7" 1990 Cog Sinister)

Telephone Thing (extended) / British People in Hot Weather / Telephone Dub (12"/CDs 1990 Cog Sinister)

Popcorn Double Feature / Butterflies 4 Brains (7" 1990 Cog Sinister)

Popcorn Double Feature / Arms Control Poseur / Butterflies 4 Brains (12" 1990 Cog Sinister)

Popcorn Double Feature / Zandra (7" 1990 Cog Sinister) (edizione limitata a 3000 copie)

Popcorn Double Feature / Zandra / Black Monk Theme pt. II (12" 1990 Cog Sinister) (edizione limitata a 3000 copie)

White Lightning / Blood Outta Stone (7" Promo Cog Sinister) (anche in ed. promo con allegata una bottiglietta di ‘White Lightnin’ Tequila...)

White Lightning / Zagreb (Movement II) / Blood Outta Stone / The Funeral Mix (12" 1990 Cog Sinister)

The Dredger EP (White Lightning / Blood Outta Stone / Zagreb (Movements I + II + III) / Life Just Bounces) (12" 1990 Cog Sinister) (edizione limitata a 5000 copie)

White Lightning / Blood Outta Stone / Zagreb (Movements I + II + III) / Life Just Bounces (CD 1990 Cog Sinister)

High Tension Line / Xmas With Simon (7" 1990 Cog Sinister)

High Tension Line / Xmas With Simon / Don’t Take the Pizza (12" 1990 Cog Sinister)

So What About It? (Promo 12" 1991 Cog Sinister) (contiene quattro remix della canzone)

Free Range / Everything Hurtz (7" 1992 Cog Sinister) (anche in ed. limitata con copertina disegnata a mano)

Free Range / Return / Dangerous / Everything Hurtz (12"/CDs 1992 Cog Sinister) (anche in ed. limitata numerata)

Ed’s Babe / Pumpkin Head Xscapes / The Knight the Devil and Death / Free Ranger (12"/CDs 1992 Fontana / Cog Sinister)

The Re-Mixer / Lost in Music / A Past Gone Mad / The League of Bald Headed Men (Promo 12" 1993 Permanent / Cog Sinister)

Kimble / C’n’C-Hassle Schmuk (7" 1993 Strange Fruit)

Kimble / C’n’C-Hassle Schmuk / Spoilt Victorian Child / Words of Expectation (12"/CDS 1993 Strange Fruit)

Why Are People Grudgeful? / Glam Racket (7" 1993 Permanent / Cog Sinister)

Why Are People Grudgeful? / Glam Racket / The Re-Mixer / Lost In Music (12"/CDs 1993 Permanent / Cog Sinister)

Behind The Counter / War / Cab Driver (12"/CDs Permanent / Cog Sinister)

M.5. / Happy Holiday / Behind The Counter (Remix) (12"/CDs 1993 Permanent / Cog Sinister)

15 Ways / Hey! Student / The $500 Bottle Of Wine (10"/12"/CDs 1994 Permanent / Cog Sinister) (il 10" in vinile bianco)

The Chiselers / Chilinist (7" 1996 Jet)

The Chiselers / Chilinist / Interlude / Chilinism (CD 1996 Jet)

Masquerade (single mix) / Ivanhoe’s Two Pence / Spencer Must Die (live) / 10 Houses of Eve (remix) (CD 1998 Artful)

Masquerade (single mix) / Calendar / Scareball / Ol’ Gang (live) (CD 1998 Artful)

Masquerade (single mix) / Masquerade (Mr. Natural mix) / Masquerade (PWL mix) (10" 1998 Artful)

Touch Sensitive Dance Mix / Touch Sensitive / Antidote (12"/CDs 1999 Artful)

F-’oldin’ Money / Perfect Day (new version) / Birthday Song (new mix) (CD 1999 Artful)

F-’oldin’ Money / The REAL Life Of The Crying Marshal (new version) / Tom Raggazzi (new mix) (CD 1999 Artful)

Album

Live At The Witch Trials (LP 1979 Step Forward) (rist. CD/LP/MC 1989 IRS, CD 1997 Cog Sinister)

Dragnet (LP 1979 Step Forward) (rist. CD 1990 IRS, CD 1999 Cog Sinister)

Totale’s Turns (It’s Now Or Never) (LP live 1980 Rough Trade) (rist. CD 1992 DOJO records)

Grotesque (After The Gramme) (LP 1980 Rough Trade) (rist. CD 1993 Castle Communications, CD 1998 Cog Sinister con sei titoli in più)

Slates, etc. (10" 1981 Rough Trade) (rist. CD insieme a A Part Of America Therein, 1981 1992 DOJO Records, CD 1998 Castle con copertina diversa)

Early Years 77-79 (LP 1981 Step Forward) (rist. CD 2000 Cog Sinister)

Hex Enduction Hour (LP 1982 Kamera) (rist. LP/CD LINE Records 198-?, CD Cog Sinister 1999)

Room to Live (Undiluteable Slang Truth) (LP 1982 Kamera) (rist. LP/CD LINE Records 198-? con due brani aggiunti, CD 1998 Cog Sinister con aggiunto, nelle prime copie, un bonus CD registrato alla Derby Hall nel 1982)

A Part Of America Therein, 1981 (LP live 1982 Cottage) (rist. CD insieme a Slates, etc. 1992 DOJO Records)

Perverted By Language (LP 1983 Rough Trade) (rist. LP/CD LINE Records 198-?, CD 1993 Castle Communications, CD 1998 Cog Sinister con cinque brani aggiunti)

In a Hole (2LP live + 12" Flying Nun) (rist. 2CD Cog Sinister 1997)

The Wonderful and Frightening World of... (LP/CD 1984 Beggars Banquet) (il CD contiene sette pezzi in più)

Hip Priest and Kamerads (LP/CD antol. 1985 Situation Two) (il CD contiene 4 pezzi dal vivo)

This Nation’s Saving Grace (LP 1985 Beggars Banquet)

Nord-West Gas (LP ant. con inediti 1986 Funf Und Vierzig)

Bend Sinister (LP/CD 1986 Beggars Banquet) (il CD contiene due titoli in più)

Palace of Swords Reversed (LP ant. con inediti 1987 Cog Sinister) (il CD contiene due titoli in più) (rist. CD Cog Sinister 1998 con allegato, nelle prime copie, un bonus CD con quattro brani dal vivo)

The Frenz Experiment (LP/CD 1988 Beggars Banquet) (il CD contiene Bremen Nacht Run Out al posto di Bremen Nacht e 5 pezzi in più)

I am Kurious, Oranj (LP/CD 1988 Beggars Banquet) (il CD contiene tre pezzi in più)

Seminal Live (live LP/CD con inediti in studio 1989 Beggars Banquet) (il CD contiene quattro pezzi in più)

Extricate (LP/CD 1990 Cog Sinister) (il CD contiene sette titoli in più)

458489 A Sides (LP/CD/MC ant. 1990 Beggars Banquet)

458489 B Sides (2xLP/CD ant. 1990 Beggars Banquet) (il doppio CD contiene sei pezzi in più)

Shift-Work (LP/CD 1991 Cog Sinister / Fontana) (il CD contiene due pezzi in più)

Code: Selfish (LP/CD 1992 Cog Sinister / Fontana)

The Collection (CD ant. 1993 Castle)

The Infotainment Scan (LP 1993 Permanent / Cog Sinister) (il CD contiene due pezzi in più)

BBC Radio 1 ‘Live In Concert’ (CD live 1993 Windsong International)

Middle Class Revolt (LP/CD 1994 Cog Sinister / Permanent)

Cerebral Caustic (LP/CD 1995 Cog Sinister / Permanent)

The Twenty Seven Points (2xLP/CD live 1995 Cog Sinister / Permanent)

The Legendary Chaos Tape (CD1996 Scout Releases / Rough Trade) (uscito nel 1980 su Chaos Tapes come nastro bootleg intitolato "Live in London, 1980" con lo stesso numero di tracce ma con alcuni brani diversi)

Sinister Waltz (CD/LP1996 Receiver Records)

Fiend With a Violin (CD/LP 1996 Receiver Records)

Oswald Defence Lawyer (CD/LP 1996 Receiver Records)

The Other Side Of The Fall (3xCD 1997 Receiver Records) (box che raccoglie i tre titoli precedenti)

The Light User Syndrome (CD/LP 1996 Jet Records)

The Fall In The City.... (CD live 1997 Artful Records)

Archive Series - The Fall (CD ant. 1997 Rialto Records)

The More You Look The Less You Find (2xCD ant. 1997 Receiver Records)

15 Ways To Leave Your Man (CD live 1997 Receiver)

Levitate (LP/CD 1997 Artful) (le prime copie con un bonus CD contenente sei pezzi)

Oxymoron (CD ant. 1997 Receiver)

Cheetham Hill (CD ant. 1997 Receiver)

Smile... It’s The Best Of (CD ant. 1998 Castle)

Live to Air in Melbourne (CD 1998 Cog Sinister)

Northern Attitude (CD ant. 1998 Music Club)

The Post Nearly Man (CD 1998 Artful) (il disco è accreditato a Mark E. Smith invece che ai The Fall; si tratta di uno spoken word)

Live Various Years (2xCD live 1998 Cog Sinister)

Nottingham 92 (CD live 1998 Cog Sinister)

Peel Sessions (CD 1998 Strange Fruit)

The Marshall Suite (CD/2LP 1999 Artful) (il doppio LP contiene un brano in più)

Live 77 (CD live 2000 Cog Sinister)